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Il welfare per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti

Valentino Santoni
05 dicembre 2022
TEMI MEFOP
  • Welfare liberi professionisti
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  • Fondi sanitari

Comunemente si ritiene che le prestazioni di welfare occupazionale siano destinate esclusivamente ai lavoratori dipendenti e ciò è vero se si fa riferimento al welfare aziendale in senso stretto. In alcuni casi però anche i lavoratori autonomi hanno la possibilità di accedere a forme di welfare di natura integrativa.

Il sistema delle casse di previdenza

Alcuni professionisti possono ad esempio accedere a servizi e interventi messi a disposizione dalle proprie casse di previdenza.

L’Adepp, l’Associazione degli Enti Previdenziali Privati, che rappresenta oltre 1 milione e 600 mila professionisti, individua tre ambiti di azioni in questa direzione.

Una prima tipologia è finalizzata all’empowerment dei liberi professionisti; in questo caso si parla di formazione e sostegno allo studio e all’aggiornamento, ma anche misure per facilitare l’accesso ai fondi europei e favorire la nascita di sinergie e partenariati.

La seconda è quella degli interventi sociali, che fanno riferimento alla salute, alla famiglia e all’accesso al credito. Infine, la terza categoria riguarda gli interventi emergenziali.

Il ruolo del “Job Act Autonomi”

Vi sono poi alcuni diritti riconosciuti dallo Stato. In questo senso, il cosiddetto “Job Act Autonomi” ha introdotto interessanti novità per le Partite Iva in materia di welfare. Questa manovra ha infatti introdotto una nuova regolamentazione dei congedi e delle assenze legate alla maternità, alla paternità o a malattie e infortuni; inoltre, la Legge 81 del 2017 ha previsto la possibilità per le casse o gli enti rivolti ai lavoratori indipendenti di attivare prestazioni di natura socio-sanitaria e sociale (articolo 6), di dedurre spese formative (articolo 8) e di usufruire di strumenti di sostegno economico.

Queste opportunità sono rimaste però solo “su carta”: di fatto, da oltre due anni sono scadute le deleghe contenute nel provvedimento: ciò significa che buona parte delle disposizioni previste - tra cui quelle che riguardano i temi del welfare - non sono applicabili per l’assenza dei decreti attuativi.

Altre esperienze nel contesto italiano

Il welfare occupazionale per i lavoratori autonomi, allo stato attuale, sembra essere estremamente limitato rispetto alle risorse mobilitate e alle persone effettivamente raggiunte. Tuttavia, le esperienze messe in campo, per quanto circoscritte, denotano una significativa capacità di innovazione.

È il caso, ad esempio, dell’app BeProf: un portale nato su iniziativa di Confprofessioni che permette di accedere a un’ampia gamma di prestazioni e servizi, anche di natura sociale, a prezzi agevolati. L’app è frutto della volontà di integrare e combinare le tutele di welfare previste dal Contratto Collettivo degli studi professionali con le altre misure offerte da Enti e Casse specializzate, con l’obiettivo di renderle disponibili a un numero sempre maggiore di professionisti e lavoratori autonomi.

Il caso dello Studio Professionale “La Scala” mostra invece come i piani di welfare aziendale possano trovare attuazione anche nel campo delle libere professioni e, in particolare, degli studi professionali.

Quali prospettive per il futuro?

Le esperienze appena descritte sono ancora una novità nel panorama italiano. Come detto, di fatto la normativa sul welfare aziendale è rivolta in maniera specifica solo ai redditi da lavoro dipendente. L’estensione di queste misure e, più in generale, degli ammortizzatori sociali ai lavoratori autonomi - ma anche atipici, precari… - potrebbe rappresentare un importante cambiamento culturale e legislativo.

Dato il peso sempre maggiore di queste tipologie di occupati nel mercato del lavoro del nostro Paese, sarebbe auspicabile un intervento del Legislatore atto a facilitare la diffusione di misure e interventi di welfare integrativo anche per i liberi professionisti e i lavoratori “atipici”.

 

L’approfondimento completo sarà pubblicato sul prossimo numero di Prospettive, non perderlo!

 

Valentino Santoni
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Laureato in Sociologia presso l’Università degli Studi di Bologna, nel corso del 2016 ha conseguito con lode la Laurea Magistrale in Sociologia e Ricerca Sociale con una tesi intitolata “Il nuovo welfare tra impresa e territorio” e nel 2020 ha frequentato la Scuola di Alta formazione promossa dal Consorzio SIR e dall’Università degli Studi di Milano “Gestire un’impresa sociale“.
Da aprile 2016 collabora con il Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare, dove si occupa principalmente di welfare aziendale, conciliazione e welfare aziendale territoriale. Nel corso della sua attività ha partecipato alla stesura del Terzo, del Quarto e del Quinto Rapporto sul secondo welfare in Italia.