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Survey Mefop sulla Sanità Integrativa: risultati e tendenze della quarta edizione
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Nel 2025 Mefop ha avviato e concluso la quarta edizione della Survey sulla Sanità integrativa.
Gli obiettivi della ricerca, che nasce con l’aspirazione di assumere il ruolo di un osservatorio permanente, sono prioritariamente quelli di:
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mappare il sistema, con particolare riferimento ai fondi sanitari già soci Mefop, ma non solo
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analizzarne le caratteristiche in termini di scelte strutturali, organizzative e di offerta
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creare networking e confronto a livello strategico tra tutti i soggetti che operano nel sistema
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individuare linee di indirizzo per eventuali sviluppi futuri delle attività di Mefop.
La Survey è stata realizzata attraverso l’utilizzo di un questionario online, somministrato tra la aprile e settembre 2025, e ha come target di riferimento i fondi sanitari già soci Mefop, anche se a questa edizione (come già nella scorsa) hanno deciso di partecipare anche alcuni fondi non soci.
Il questionario è composto principalmente da tre parti: la prima parte relativa alle informazioni generali sull’ente, la seconda inerente ai modelli organizzativi e la terza più focalizzata sui piani sanitari.
I fondi sanitari che hanno risposto al questionario – e partecipato quindi alla ricerca sono 55 di cui 47 soci (su 60 attuali) e 8 non soci. Tali fondi rappresentano circa più del 70% del totale degli iscritti alla sanità integrativa in rapporto agli ultimi dati pubblicati dall’Anagrafe dei fondi sanitari e relativi all’anno 2023. La totalità dei rispondenti ha compilato la parte qualitativa nella sua interezza, consentendo di poter commentare dati di rilevanza apprezzabile.
Con riferimento alle informazioni generali sull’ente (sezione prima) è emerso che il 55% dei fondi rispondenti ha natura negoziale ed è quindi rivolto ad una collettività ben definita di soggetti individuati in base all’appartenenza alla categoria contrattuale di riferimento del fondo. Quasi il 27% dei rispondenti ha dichiarato di essere un fondo interaziendale aperto, mentre il 18% si è definito quale fondo aperto all’adesione sia in via individuale che in via collettiva.
La quasi totalità (96%) dei soggetti rispondenti è un fondo di secondo pilastro accessibile immediatamente da tutti i potenziali destinatari. Solo il 4% dei fondi ha invece dichiarato di erogare coperture di terzo pilastro e quindi di essere accessibile solo da soggetti che abbiano già un fondo negoziale di secondo pilastro.
Allo stesso modo, eccetto un fondo, tutti i rispondenti hanno dichiarato di essere iscritti al registro dell’Anagrafe dei Fondi sanitari nella sezione b dedicata agli “Enti, casse, società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fine assistenziale”. Un fondo ha invece dichiarato di non essere iscritto al registro dell’Anagrafe.
Come noto, la normativa sulla sanità integrativa non fornisce prescrizioni in merito alla forma giuridica che i fondi sanitari devono o possono assumere, ad oggi quindi il panorama risulta piuttosto variegato. In questo contesto, dalle risposte raccolte è emerso che anche quest’anno la forma giuridica prevalente (62%) è quella dell’associazione non riconosciuta; cresce la percentuale (16%) dei fondi che, sempre optando per la forma associativa, hanno richiesto e ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica; Il 20% dei fondi ha poi adottato la forma giuridica della società di mutuo soccorso. Un fondo, tra i rispondenti, adotta la forma della fondazione.
Tra gli enti che hanno adottato la forma associativa, il 39% dei rispondenti ha dichiarato di riconoscere la qualifica di socio agli iscritti attivi, la metà alle parti sociali, il 34% alle aziende, il 27% agli iscritti quiescenti. Il 7% dei fondi rispondenti riconosce la qualifica di “socio” ai familiari dell’iscritto principale.
Sempre con riferimento ai fondi associativi, è emerso che buona parte (43%) dei soggetti utilizzano come modello partecipativo quello dell’assemblea dei delegati. Cresce la percentuale (55%) dei fondi che hanno l’assemblea dei soci. Il dato è coerente con quanto detto in precedenza e quindi con l’individuazione prevalente delle parti sociali quali soci.
Riguardo all’estensione soggettiva delle coperture, si evidenzia che meno dell 10% dei fondi limita la copertura al lavoratore attivo. La quasi totalità dei fondi (91%) prevede coperture che includono i familiari a carico dell’iscritto principale. Il 75% dei fondi rispondenti include nella copertura i familiari non a carico, e – dato molto positivo – il 69% include i pensionati.
A tal proposito, il 38% prevede la sola copertura di base. Circa l’11% prevede che alla copertura base possa essere aggiunta una copertura integrativa solo per i familiari. Una percentuale importante dei fondi (49%) prevede invece che sia iscritti che familiari possano scegliere di integrare la copertura base con una formula ad hoc.
I modelli organizzativi
La seconda sezione del questionario è dedicata al tema dei modelli organizzativi adottati dai fondi sanitari rispondenti al questionario, con particolare riferimento alle professionalità presenti nei fondi e alle scelte in relazione alla gestione del rischio, amministrativa, della rete sanitaria e finanziaria.
In merito alle professionalità presenti, l’attenzione si è focalizzata su specifiche competenze di natura sanitaria, attuariale, legale, finanziaria e di compliance nonché sulla scelta di internalizzare tali figure professionali o rivolgersi ad un consulente esterno.
Il tema della professionalità delle risorse presenti nei fondi è sempre stato centrale nelle riflessioni condotte con i fondi sanitari soci, la necessità di affiancare la governance nelle scente strategiche e di presidiare in modo integrato l’intero processo di gestione del fondo - dall'analisi della platea di assistiti all’individuazione degli obiettivi da perseguire alla definizione del piano sanitario e del relativo nomenclatore alla scelta e relativa implementazione del modello gestionale alla fase di monitoraggio amministrativo/contabile, patrimoniale/finanziario e tecnico/attuariale - richiede un insieme articolato di competenze specialistiche.

Il quadro che ci è stato restituito da questa analisi è molto interessante e sicuramente in evoluzione rispetto al passato: il 96% dei fondi si è dotato di un esperto legale, il 78% di un esperto sanitario, il 71% di un attuario, il 75% di un esperto di gestione finanziaria e il 56% di compliance; si tratta principalmente di consulenti esterni fatta eccezione per le professionalità di natura finanziaria più spesso interne, pur non essendo quest’ultima l’attività core dei fondi pensione. L’analisi per modello di gestione del rischio rivela prevedibili differenze.
I fondi che prevedono una ritenzione del rischio (parziale o totale), dovendo gestire il rischio legato alla copertura, e spesso ulteriori attività correlate, sono in linea generale più strutturati, contando un numero di risorse superiore in media rispetto ai fondi assicurati di pari dimensioni a livello di iscritti e risorse gestite.
Oltre ad avere un’organizzazione strutturalmente più numerosa i fondi autoassicurati risultano essersi dotati in larghissima parte di tutte le competenze analizzate. Il tema della presenza di specifiche professionalità è profondamente sentito anche dai fondi assicurati, la verifica dell’efficacia dell’esternalizzazione, il monitoraggio dell’operato del/degli outsourcer e la capacità di interloquire attivamente con questi ultimi richiedono infatti specifiche capacità tecniche che devono essere auspicabilmente presenti nei fondi che hanno optato per tale modello. Guardando alla gestione del rischio prevale ad oggi il modello misto, così chiamato perché prevede una qualche combinazione tra gestione internalizzata ed esternalizzata (38%). Il 33% dei fondi partecipanti all’indagine ha optato per un modello autoassicurato, la restante la restante parte (29%) ha scelto un modello totalmente esternalizzato. Dalle evidenze relative alle precedenti Survey e dal confronto con i nostri soci sembrerebbe emergere una volontà di migrare da modelli totalmente esternalizzati a modelli che prevedono invece una ritenzione parziale o più raramente totale del rischio.
Il crescente livello di maturità del mercato, l’evoluzione e il consolidamento delle competenze, l’accumulazione di know-how, insieme alla disponibilità di serie storiche sempre più ampie e alla maggiore capacità di analisi dei dati, potrebbero nel tempo orientare il sistema verso modelli di gestione progressivamente più internalizzati.
Le scelte dei fondi relative alla gestione amministrativa, come quelle relative alla rete sanitaria sono strettamente connesse alla gestione del rischio. Guardando al campione di fondi partecipanti all’indagine la gestione amministrativa risulta prevalentemente internalizzata (49%) o mista (35%). La lettura del dato risulta più significativa se messa in relazione con le scelte relative alla gestione del rischio: il 56% dei fondi autoassicurati ha una gestione amministrativa totalmente internalizzata, al contrario i fondi che hanno optato per una delega del rischio hanno scelto nella maggior parte di casi una gestione amministrativa esternalizzata (44%), facendo spesso riferimento ai servizi offerti dal soggetto assicurativo. Nei modelli misti di gestione amministrativa spesso il fondo gestisce le anagrafiche e i rapporti con gli iscritti mentre è delegata al service amministrativo la fase di liquidazione.
Passando alle scelte relative al modello di gestione della rete sanitaria il 53% dei fondi utilizza una rete sanitaria terza, solo il 20% dei fondi ha internalizzato la rete, gestendo autonomamente i convenzionamenti con le strutture erogatrici, il 18% ha adottato un modello misto e un residuale 9% non possiede una rete sanitaria. La gestione finanziaria non è l’attività core dei fondi sanitari, almeno non per quelli che hanno optato per una gestione assicurata, nonostante ciò, l’82% dei fondi rispondenti ha dichiarato di gestire le risorse finanziarie.
Il piano sanitario
La terza sezione del questionario è dedicata al piano sanitario con una particolare attenzione alle prestazioni di odontoiatria, prevenzione e non autosufficienza, ambiti attorno ai quali si possono realizzare le sinergie più virtuose tra servizio pubblico e soggetti privati.
Ad eccezione di alcune prestazioni legate all’età pediatrica, l’odontoiatria è ad oggi sostanzialmente esclusa dai Lea e ha assunto un ruolo strategico sia nelle azioni di indirizzo del legislatore, rientrando all’interno delle prestazioni vincolate, sia nella definizione dei piani sanitari (il pacchetto “spese dentarie” assume un ruolo sempre più importante per la scelta della copertura). Il 98% i fondi analizzati prevede coperture odontoiatriche, tra questi il 94% dei fondi le prevede a “capitolato aperto”.
La prevenzione sta assumendo un ruolo sempre più centrale per i fondi sanitari, le prestazioni di «prevenzione primaria e secondaria extra Lea» sono infatti state annoverate tra le nuove prestazioni dei fondi sanitari, in seguito alla legge per il mercato e la concorrenza del 2022 che ha modificato l’art. 9 del d.lgs 502/1992. L’82% dei fondi rispondenti all’indagine offre delle coperture legate alla prevenzione, siano essere direttamente inserite all’interno del piano sanitario (base o integrativo) oppure offerte attraverso iniziative periodiche di volta in volta dedicate a particolari temi/prestazioni. Le coperture di prevenzione offerte, nel 91% dei casi, comprendono sia prestazioni incluse che escluse dai LEA. In genere, si basano sulle attività di screening previste dal SSN, ampliandole in funzione della tipologia di prestazioni erogate o delle categorie di soggetti beneficiari.
Da tempo, il progressivo calo dei tassi di natalità e l’aumento dell’aspettativa di vita stanno trasformando profondamente la struttura della popolazione, modificando la forma della piramide demografica; la conseguenza più importante sarà la marcata transizione verso una struttura demografica molto più anziana, un fenomeno già evidente in diversi Stati membri dell'Ue e particolarmente accentuato nel nostro paese. Tale dinamica avrà un impatto crescente sul costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale rendendo sempre più necessaria una collaborazione efficace tra Ssn e sistema privato. In ambiti strategici, come quello della non autosufficienza, i fondi sanitari integrativi assumono un ruolo centrale per garantire qualità e sostenibilità delle prestazioni.
L’82% dei fondi dichiara di offrire coperture di non autosufficienza, il 64% dei fondi lo fa con un modello gestionale assicurato, alcuni di questi sono fondi che hanno dichiarato di aver adottato un modello di gestione del rischio misto e che hanno optato per l’esternalizzazione della sola copertura di non autosufficienza.
In generale, così come nel pilastro pubblico, prevale il supporto monetario alla cura, realizzato tramite l’erogazione di rendite o rimborsi. Guardando ai dati relativi ai fondi che affidano la copertura ad un soggetto assicurativo sembra emergere una tendenza importante nel costruire coperture combinate che prevedano un’erogazione monetaria affiancata all’offerta di servizi di assistenza e consulenza nei confronti del soggetto non autosufficiente e sempre più spesso del/ dei care giver.
Chiara Costantino
Mefop
In Mefop dal 2013. Laureata con lode in Giurisprudenza. Si occupa di consulenza legale e formazione, collabora alla redazione delle pubblicazioni giuridiche. Segue il coordinamento editoriale della rivista Prospettive. Cura inoltre gli aspetti normativi dei fondi sanitari, del welfare aziendale e dei premi di risultato.
Maria Dilorenzo
Mefop
In Mefop dal 2011. Laureata con lode in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria nonchè dei temi Esg. È responsabile della progettazione e dello sviluppo del database Mefop Previ|DATA. Segue gli aspetti organizzativi e statistici dei fondi sanitari.