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Gli italiani e la previdenza: evidenze dall’indagine campionaria Mefop

Mauro Marè / Antonello Motroni / Luca Di Gialleonardo
03 luglio 2023
TEMI MEFOP
  • Previdenza complementare
  • Sanità integrativa
  • Previdenza di base
  • Invecchiamento e Longevità
ARGOMENTI
  • Indagine campionaria
DESTINATARI
  • Fondi pensione

L’ottava edizione dell’indagine campionaria Mefop si è svolta a giugno 2022 con interviste Cawi a un campione di 6.051 persone, estratto casualmente dalla popolazione italiana e sarà presentata il 5 luglio.

Previdenza e sanità (malattia/non autosufficienza) si confermano i due ambiti del welfare che destano maggiore preoccupazione, sia tra la popolazione (49% vs. 45%), sia tra gli occupati (46% vs. 41%). Nel 2012 gli occupati preoccupati delle problematiche sanitarie erano soltanto l’11%, i cittadini hanno acquisito coscienza del fatto che l’accesso a prestazioni sanitarie e assistenziali pienamente adeguate alle necessità dipenderà sempre più dalla disponibilità di risorse private.

La popolazione (al netto dei pensionati) sembra cosciente di non essere molto preparata sul funzionamento del sistema pensionistico pubblico attualmente in vigore: gli intervistati che hanno dichiarato di conoscerlo molto o abbastanza sono il 47%; la scarsa conoscenza è più diffusa tra i non occupati rispetto agli occupati (61% vs. 48%). Tale percezione è supportata da evidenze fattuali sui vari profili del sistema pensionistico.

Rispetto alla modalità di calcolo del proprio assegno pensionistico (contributiva, mista, retributiva) permangono ancora ampie sacche di confusione. Le lacune sono trasversali ma tendono ad accentuarsi tra i lavoratori con minore anzianità contributiva. Tra i lavoratori cui si applicherà integralmente il metodo contributivo ben il 30% ha indicato di non sapere quale sarà il metodo applicato, il 12% ha dichiarato interamente con il metodo retributivo e un ulteriore 18% ha dichiarato che la sua pensione sarà calcolata in prevalenza con il metodo retributivo. I lavoratori che hanno indicato l’opzione corretta (interamente con il metodo contributivo) sono stati il 19%. Stante tale entropia, non può sorprendere che tra i lavoratori più giovani l’adesione alle forme pensionistiche di secondo e terzo pilastro continui ad essere ancora scarsamente diffusa.

Se da una parte l’indagine conferma il progressivo affievolimento delle aspettative dei lavoratori nei confronti delle tutele che potranno essere garantite dalla previdenza di primo pilastro, dall’altra si conferma la riluttanza dei lavoratori nel riconoscere al fondo pensione il ruolo di strumento d’elezione per la copertura del rischio di inadeguatezza del reddito pensionistico. Il principale comportamento che si intende attuare per garantirsi un reddito pensionistico adeguato, infatti, continua ad essere rappresentato dall’aumento/attivazione di forme di risparmio alternative al fondo pensione (32% delle risposte). L’adesione a previdenza complementare o il versamento di maggiori contributi rappresentano invece il 23% delle risposte.

La previdenza complementare continua a rimanere ancora largamente estranea alla popolazione italiana (con esclusione dei pensionati): soltanto il 35% ha infatti dichiarato di conoscerla molto o abbastanza, con il dato che si ferma al 41% tra gli occupati. L’adesione volontaria rimane la modalità di ingresso preferita dai lavoratori, seppure con un livello di favore decrescente. La percentuale di lavoratori che guarda con favore all’adesione obbligatoria è passata dal 9% del 2012 al 22%.

Concentrando l’attenzione su chi ha scelto di aderire a un fondo pensione, il 35% degli aderenti ha dichiarato di essere stato guidato dalla ricerca di una copertura aggiuntiva al momento del pensionamento. Seppure in forte diminuzione rispetto al passato (tale percentuale sfiorava il 55% nel 2012), chi aderisce continua a farlo sulla base dello scopo costituzionalmente riconosciuto ai fondi pensione. Si tratta della motivazione principale per gran parte dei rispondenti. Il dato diventa particolarmente interessante quando distinto in base alla classe di età dell’aderente o della tipologia di lavoro. La maggiore copertura pensionistica assume un ruolo più importante nella classe di età 35-44 anni (41%), mentre scende al 26% dei più giovani della classe 18-34 anni.

La difficoltà di poter destinare una parte del reddito alla copertura dei bisogni futuri rappresenta la causa maggiore di non adesione. Il 38% dei lavoratori non aderenti intervistati, infatti, dichiara di non avere la possibilità di risparmiare abbastanza. Tale problema si mostra ancora più forte per le classi di età più avanzate, laddove la percentuale arriva a circa il 45% per i soggetti con più di quarantacinque anni.

Quasi un terzo dei non aderenti risponde di non sapere cosa farà in futuro per garantirsi una migliore copertura previdenziale, evidenziando come esista una larga fetta di lavoratori ancora indecisa che ha scelto di non aderire in attesa di capire meglio cosa risulta più conveniente. Ben il 26% dei non aderenti permane nell’intenzione di non aderire a un fondo pensione. Interessante il fatto che tale zoccolo duro scenda al 18% tra i più giovani.

Il 32% dei lavoratori intervistati dichiarano di aver aderito a un fondo sanitario. Tale percentuale balza al 54% tra chi ha aderito anche a un fondo pensione, e scende al 21% per i non aderenti alla previdenza complementare.

Il 50% dei lavoratori non ritiene il SSN in grado di coprire del tutto le necessità sanitarie, mentre il 21% pensa che non lo sia affatto o non lo sarà in futuro. Questa sfiducia non sembra essere molto variabile tra chi ha poi deciso di aderire o meno a un fondo sanitario, così come non sembra essere influenzata dalla classe di età dei lavoratori o dal tipo di occupazione.

Le sensibilità variano invece in modo più sostanziale nel momento in cui si chiede ai lavoratori cosa abbiano intenzione di fare nel futuro per coprire le proprie necessità sanitarie e garantirsi una longevità più serena. Se il 34% dei lavoratori dichiara di non essersi ancora posto il problema, come è facile attendersi, questa quota cambia sensibilmente tra chi non ha ancora aderito a un fondo sanitario (40%) e chi lo ha fatto (20%). D’altro canto, non sussiste una grande differenza tra chi dichiara di non voler mettere in pratica nessuna azione per il futuro (12% dei lavoratori). Mentre un quarto dei lavoratori programma di attivare forme di risparmio alternative, il 31% di chi ha già aderito a un fondo sanitario pensa di aumentare tale copertura, mentre solo il 15% di chi non ha aderito pensa di farlo. Interessante il dato di chi è disposto a partecipare maggiormente alla copertura della spesa del SSN: 15% tra chi non ha aderito a un fondo sanitario contro il 24% di chi lo ha fatto.

 

Mauro Marè

Presidente Mefop

Antonello Motroni
Mefop

In Mefop dal 2006. Laureato in Economia e Commercio, si occupa di analisi economica e finanziaria ed è co-responsabile della gestione di Previ|DATA. Si occupa dei profili comunitari della previdenza integrativa.

Luca Di Gialleonardo

In Mefop dal 2002. Laureato con lode in Economia delle Istituzioni e dei Mercati Finanziari. Si occupa di analisi quantitativa e segue i progetti informatici per i fondi pensione.