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Diversi anni negli alternativi: le scelte strategiche delle casse di previdenza

Sofia Mencarelli
09 giugno 2025
TEMI MEFOP
  • Gestione delle risorse
DESTINATARI
  • Casse di previdenza

I dati del quinto Osservatorio Mefop sugli investimenti alternativi delle casse di previdenza, dei fondi pensione e dei fondi sanitari evidenziano che gli enti di previdenza dei liberi professionisti rappresentano il principale detentore di asset non tradizionali, con un patrimonio investito in tali strumenti pari a circa il 30% delle attività finanziarie complessivamente detenute.

La ricerca si è svolta nel terzo quadrimestre 2024 e ha visto la partecipazione di 19 casse di previdenza (nel complesso hanno partecipato 115 enti tra fondi pensione, fondi sanitari e casse di previdenza).

Tutte le casse di previdenza partecipanti hanno dichiarato di investire in alternativi, le ragioni principali addotte per tale scelta risiedono nella possibilità di ottenere una maggiore redditività e nella coerenza di tali asset con l’orizzonte temporale di lungo periodo della politica d’investimento attuata (63% in entrambi i casi, per la domanda sulle ragioni alla base dell’investimento nelle asset class non tradizionali era possibile dare più di una risposta).

Tra le casse di previdenza, circa il 20% dichiara di prevedere strategicamente un focus geografico nella scelta degli investimenti alternativi; l’interesse si orienta in modo particolare verso il mercato italiano (75% delle casse che hanno un focus geografico), tendenza da imputare alla volontà di sostenere il sistema economico italiano, a vantaggio delle categorie professionali di riferimento. Apprezzabile anche l’attenzione rivolta agli altri paesi dell’area Euro.

È ormai consolidato il fatto che la sostenibilità rivesta un ruolo centrale nella definizione del portafoglio illiquido: nell’ultima rilevazione, in linea con la precedente, quasi l’80% delle casse dichiara di considerare i fattori Esg. La diminuzione che si registra tra il 2022 e il 2023 (vedi grafico 2) deriva dalla crescita del campione analizzato, piuttosto che da cambiamenti concreti nelle scelte degli intervistati.

Tra i criteri per la selezione degli investimenti alternativi sostenibili, i più utilizzati richiamano i criteri del regolamento europeo 2019/2088: “l’investimento o il fondo deve essere classificato articolo 8 (47% delle casse) o articolo 9 (33% delle casse) ai fini della SFDR”. Tale regolamento, che ha ridisegnato i profili di trasparenza degli investimenti ESG, ha avuto un impatto importante nell’orientare le scelte di sostenibilità delle casse.

Quanto alle modalità di investimento, l’acquisto di quote di fondi alternativi risulta essere la regola (100% delle casse), risultano residuali sia l’investimento diretto, sia il mandato di gestione. Tutte le casse che investono in alternativi attraverso il mandato di gestione o tramite l’acquisto di quote di fondi affermano di operare sul mercato primario, una parte di esse ha effettuato sottoscrizioni di strumenti finanziari anche sul mercato secondario (37%), presumibilmente al fine di efficientare il flusso delle distribuzioni nel tempo.

In linea generale, le casse preferiscono gestire autonomamente gli investimenti (84%); le motivazioni di tale scelta riguardano la maggiore indipendenza, la dimensione adeguata del patrimonio, la struttura organizzativa e di controllo e la buona conoscenza del mercato. Il pooling delle risorse viene preso in considerazione dal 16% dei soggetti; da segnalare in tale ambito il progetto Arpinge, istituito da tre casse di previdenza (Inarcassa, Cassa Geometri e EPPI) per la realizzazione di nuove opere infrastrutturali e la riqualificazione di quelle esistenti.

Quasi la metà degli enti previdenziali dei liberi professionisti, ossia il 47%, sono investitori attivi avendo dichiarato di prendere parte a comitati consultivi (Advisory Board e Advisory Committee) e alle assemblee dei fondi/società investiti.

Alla domanda riguardante il livello di soddisfazione della redditività, le casse rispondono positivamente: oltre l’80% degli enti definisce coerente la redditività attesa e quella effettivamente conseguita. Poche casse dichiarano di voler diminuire l’esposizione in alternativi nei prossimi 12 mesi, le uniche eccezioni si riscontrano nel settore immobiliare e negli hedge fund (vedi grafico 4).

Sempre nell’ambito delle eventuali e future modifiche emerge fortemente la volontà di aumentare l’esposizione in private equity (47%), private debt (37%) e infrastrutture (42%). Significativa anche la quota di enti che dichiara di voler incrementare l’investimento in venture capital (16%), tendenza in linea con la normativa attuale che incentiva i fondi pensione e le casse di previdenza a destinare una quota minima di patrimonio a fondi per il venture capital tramite l’esenzione fiscale sui rendimenti derivanti da investimenti in economia reale (L. 193 del 16 dicembre 2024).

 

Sofia Mencarelli

In Mefop dal 2023. Laureata in Economia Aziendale. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria e della manutenzione di Previ|DATA.