In questo numero di Pillole di Previ|DATA si approfondisce il tema degli investimenti in OICR  dei fondi pensione preesistenti.

L’analisi si riferisce a 17 Enti, per un patrimonio complessivo di 27,9 miliardi di euro (pari all’80,1% del patrimonio totale destinato alle prestazioni).

Le analisi considerano gli investimenti in OICR diversi dai fondi immobiliari, qualora l’allocazione sia superiore al 10% del patrimonio del comparto (al di sotto di tale soglia non è prevista la segnalazione statistica e di vigilanza Covip). Gli investimenti in OICR immobiliari sono considerati sempre, a prescindere dal peso sul patrimonio. Da ultimo, gli investimenti in Fia diversi da quelli immobiliari vengono considerati solo nel caso in cui abbiano un peso sul patrimonio superiore al 2%.

Secondo quanto evidenziato da COVIP nella Relazione per l’anno 2022, gli investimenti in OICR rappresentano una quota consistente del patrimonio delle forme pensionistiche complementari, offrendo la possibilità di incrementare la diversificazione del portafoglio; in particolare per i fondi pensione preesistenti la percentuale si attesta al 22% (di cui 13,4% OICVM armonizzati e 8,6% altri OICR).

La distribuzione degli investimenti in OICR per tipologia di sottostante evidenzia una prevalenza di titoli obbligazionari (3,9 miliardi di euro, 44% del totale) rispetto ai titoli di capitale (3,2 miliardi di euro, 36% del totale). Per gran parte tali investimenti afferiscono a OICVM.

Con riferimento alla componente obbligazionaria, investita tramite OICR armonizzati, l’esposizione geografica è orientata principalmente verso gli USA (21,4%), la Francia (11,7%) e l’Italia (10%). 

Quanto alla valuta, anche in virtù dei limiti imposti dal d.m. 166/2014, gli investimenti sono in prevalenza qualificati in euro (54,2%) ma risulta consistente anche l’esposizione al dollaro USA (32%).

Riguardo agli emittenti prevalgono gli stati e altri organismi internazionali e le imprese non finanziarie con una copertura, rispettivamente, del 40,4% e del 36,2%, seguono le imprese finanziare (23,4%). 
Il 68,5% dei titoli sottostanti è di tipo investment grade, minore risulta la quota non investment grade (21,9%); in via residuale il 9,7% del patrimonio allocato in OICR con sottostante titoli di debito è destinato ai titoli privi di rating.

Relativamente alla duration, questa è compresa tra i tre e i dieci anni nel 46,5% dei sottostanti, tra un anno e tre anni nel 22,2%. Nei restanti casi la duration è uguale o minore ad un anno  (17,6%) e superiore a 10 anni (13,7%).

Quanto agli OICR non armonizzati aventi sottostanti titoli di debito, il 68,3% è orientato verso gli emittenti del Lussemburgo (36,9%), dell’Italia (15,7%) e dell’Irlanda (15,7%); circa l’80% del patrimonio è emesso da imprese non finanziarie.

Come negli OICVM con sottostante titoli di debito, anche negli OICVM con sottostante titoli di capitale gli Stati Uniti rappresentano i principali emittenti (23,4%), seguono l’Italia (11,3%) e il Giappone (8,2%); il patrimonio è prevalentemente esposto all’euro (28,4%) e al dollaro statunitense (25,9%). Per quanto riguarda i settori di attività, l’investimento ricade principalmente su titoli del settore IT (17%), industriale (15,9%), finanziario (14,4%) e beni di consumo ciclici (13%). 

Guardando, nello specifico, agli OICR non armonizzati, l’Italia è il paese in cui si investe maggiormente (46,0%), tendenza da imputare alla volontà dei fondi pensione di supportare il sistema paese. Quanto alla ripartizione settoriale l’attitudine è quella di investire nei settori industriali (17,3%), IT (17,2%) ed energetici (16,0%).

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