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Overview sul rapporto 2016 dell'Istat sul Benessere Equo e Sostenibile

Maria Dilorenzo
06 febbraio 2017
TEMI MEFOP
  • Sanità integrativa
DESTINATARI
  • Fondi sanitari

Lo scorso dicembre, presso la sede di Roma dell’Istat, è stata presentata la quarta edizione del rapporto BES “Il benessere equo e sostenibile in Italia”. Il lavoro, attraverso un set ampio di indicatori, offre una rappresentazione dei principali fenomeni ambientali, sociali ed economici che hanno caratterizzato l’evoluzione recente del nostro paese, al fine di supportare il governo nella valutazione ex- ante degli effetti di eventuali interventi di natura politica economica sul “benessere” della società. Il rapporto può essere inquadrato in un dibattito più ampio riguardo il superamento del Pil come indicatore in grado stimare correttamente la condizione economica, sociale e politica del nostro Paese.

A partire dal 2001 l’OCSE ha promosso numerose iniziative nell’intento di aumentare la consapevolezza sul tema della misurazione del progresso sociale. Con la “Dichiarazione di Istanbul”, adottata nel giugno 2007, si è raggiunto un primo consenso internazionale sulla necessità di “intraprendere la misurazione del progresso sociale in ogni paese”. In questo scenario si inserisce il progetto BES che, con la collaborazione di una commissione scientifica, persegue lo scopo di individuare gli indicatori statistici più adeguati al fine di misurare gli aspetti riconducibili al benessere. 
Nello specifico, l’Istat ha individuato 12 ambiti di analisi per 130 indicatori complessivi che tengono conto degli aspetti che, direttamente o indirettamente, hanno impatto sul benessere umano e ambientale

Misure benessere equo sostenibile. Dati istat 2016

A partire da quest’ultima edizione il rapporto ha individuato, inoltre, alcuni indicatori sintetici di misura dell’andamento complessivo dei differenti ambiti analizzati definiti “indicatori compositi”. Sono stati identificati, in particolare, 9 indicatori compositi relativi alla salute, istruzione e formazione, occupazione, qualità del lavoro, reddito, condizioni economiche minime, relazioni sociali, soddisfazioni per la vita e ambiente.

Indicatori benessere italia istat

L’analisi degli indicatori compositi dal 2010 al 2016 lascia emergere una distinzione di fondo tra aspetti che hanno maggiormente sofferto il periodo di congiuntura negativa (lavoro, benessere economico, relazioni sociali), e altri, quali la salute, l’istruzione e l’ambiente, che seguono comportamenti più stabili e di più lungo periodo e quindi mantengono una tendenza di miglioramento che non è stata particolarmente compromessa in questi anni di crisi.

Di seguito alcune evidenze emerse sui temi della salute, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, relazioni sociali e qualità dei servizi.

Per consultare il rapporto BES 2016 completo clicca qui.

La salute

L’indicatore composito relativo all’ambito salute, che analizza la speranza di vita e la qualità della sopravvivenza, evidenzia un progressivo miglioramento ad esclusione del 2015. Nel corso di tale anno si è assistito, infatti, ad una riduzione della speranza di vita, uniformemente distribuita in tutto il paese, dovuta ad un aumento della mortalità legato a oscillazioni demografiche e a fattori congiunturali di natura epidemiologica e ambientale. L’indicatore assume grandezze molto diverse a seconda dell’area geografica considerata: nel mezzogiorno si evidenziano infatti valori nettamente più bassi rispetto al resto del paese.

A livello europeo l’Italia si posiziona al secondo posto nella graduatoria della longevità, con una speranza di vita alla nascita di 82,3 anni nel 2014, di quasi due anni maggiore rispetto alla media europea. La flessione registrata nel 2015 non ha compromesso i valori degli indicatori relativi alla qualità degli anni di vita in buona salute, tale indice continua però comunque ad assumere un valore di circa un anno inferiore rispetto alla media europea.
Gli indicatori di mortalità per causa, calcolati sugli ultimi dati disponibili (2013), hanno registrato una riduzione della mortalità infantile (da 32,6 su 10.000 nati del 2010 a 27,27 del 2013), di quella per incidenti stradali, nonché per tumori maligni tra gli adulti. Anche la mortalità per demenze e malattie nervose è tornata a diminuire raggiungendo i livelli del 2010, elemento di rilievo se si considera il carico assistenziale, di difficile sostenibilità economica e sociale, che queste patologie comportano sulle famiglie e sui servizi socio- sanitari. Anche gli indicatori sugli stili di vita per il controllo e la prevenzione delle malattie croniche mostrano, per il 2015, segnali positivi ad eccezione di quello relativo alla quota di fumatori e al consumo di alcol a rischio.

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

Nel 2015 migliorano i dati relativi all’occupazione, anche se a ritmi inferiori rispetto agli altri paesi europei. Effetti positivi si evidenziano anche per quanto riguarda la stabilizzazione del lavoro verso forme di occupazione dipendente a tempo indeterminato. 
La presenza di lavoratori con bassa remunerazione è rimasta costante, mentre è cresciuta lievemente, tra gli occupati, la percezione di soddisfazione per il lavoro. Il divario di genere, ridottosi negli anni della crisi a seguito della maggiore caduta dell’occupazione nei comparti a prevalenza maschile, è tornato a crescere (il gap nel tasso di occupazione è aumentato da 19 a 20 punti percentuali), restando tra i più alti d’Europa. Oltre al livello di occupazione, anche la qualità del lavoro è inferiore per le donne, più spesso occupate nel terziario in professioni a bassa specializzazione. Si riduce la differenza tra i tassi di occupazione delle donne con figli in età prescolare e quelle senza figli, sebbene le difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita rimangono importanti soprattutto per le donne con un basso titolo di studio o straniere.

Le relazioni sociali

L’Italia rappresenta una situazione di insoddisfazione per le relazioni interpersonali: solo il 22,5% degli italiani dichiara un’elevata soddisfazione per i rapporti personali con parenti, amici e colleghi (inferiore di 17 punti percentuali rispetto alla media europea). Stabili gli indicatori relativi al sistema delle reti informali: l’85,6% della popolazione ha dichiarato di avere parenti, amici o vicini di casa a cui chiedere aiuto (morale, materiale o economico) in caso di bisogno, evidenziando che la rete di sostegno della cerchia parentale e amicale è ancora importante (anche se il valore è molto inferiore rispetto alla media europea pari a 93,3%).  

Qualità dei servizi

L’integrazione tra assistenza sociale e assistenza sanitaria è uno dei punti qualificanti della “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” del 2000.
Il tema della qualità dei servizi è strettamente legato ai temi della conciliazione vita- lavoro e delle relazioni sociali. L’attuale offerta dei servizi sanitari e socio-sanitari per anziani e per le famiglie con bambini presenta una forte eterogeneità con settori in miglioramento e altri che continuano a evidenziare criticità.

L’offerta di posti letto di natura residenziale è stabile da diversi anni (384 posti letto nel 2011 e 387 nel 2013, ovvero circa 6,5 posti letto ogni 1000 abitanti) mentre l’assistenza domiciliare integrata ha registrato un leggero incremento nel corso degli anni attentandosi su un livello di 5 anziani assistiti ogni 100.
L’offerta di servizi per l’infanzia, elemento essenziale ai fini della conciliazione famiglia-lavoro, è caratterizzata da una lenta ma progressiva riduzione, nonostante la diminuzione dei tassi di natalità e, dunque, del bacino dei potenziali utilizzatori dei servizi in questione. 
Per quanto riguarda i servizi socio-educativi per la prima infanzia, nell’anno scolastico 2013/2014 il numero di bambini accolti in asilo nido è stato di circa 3 mila 400 unità in meno rispetto all’anno precedente. Nella media nazionale i posti disponibili in asilo nido sono 22,5 per 100 bambini, decisamente al di sotto rispetto all’obiettivo del 33% fissato dalle strategie dell’unione europea per promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione della vita familiare e lavorativa. 

 

 

 

Maria Dilorenzo
Mefop

In Mefop dal 2011. Laureata con lode in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria ed è co-responsabile della gestione di Previ|DATA.