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Overview sul 13° Rapporto Crea Sanità

Maria Dilorenzo
08 gennaio 2018
TEMI MEFOP
  • Sanità integrativa
  • Invecchiamento e Longevità
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  • Ssn
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  • Fondi sanitari

Il 14 dicembre 2017 il Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) dell’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" ha presentato a Roma il 13° Rapporto Sanità, dal titolo: "Il cambiamento della Sanità in Italia fra Transizione e Deriva del sistema".

Di seguito un’overview sui punti salienti dell’indagine, relativamente alla qualità di vita della popolazione italiana, alle modalità di finanziamento e all’andamento della spesa sanitaria, alla spesa privata e alla spesa farmaceutica.

La qualità di vita della popolazione

L’aspettativa di vita alla nascita della popolazione Italiana (85,0 anni per le donne e 80,6 anni per gli uomini), risulta, per entrambi i generi, più elevata rispetto alla media Europea, così come la speranza di vita residua a 65 anni (rispettivamente 22,2 anni e 18,9 anni).

Non si può dire lo stesso per la speranza di vita in buona salute alla nascita e residua a 65 anni: se si vive di più che negli altri paesi, non si vive però meglio. La speranza di vita in buona salute alla nascita si attesta in media a 58,2 anni, la speranza di vita in buona salute a 65 anni è pari a 7,8 anni per gli uomini e 7,5 anni per le donne, contro una media EU pari a 9,4 anni. Rispetto al dato EU è decisamente peggiore anche la condizione degli over 75 con patologie croniche di lunga durata o problemi di salute.

Questi dati, se risultano essere confortanti dal punto di vista della longevità attesa, sembrano però mettere in discussione la capacità del nostro sistema di produrre salute, evidenza che dovrebbe rappresentare il punto di partenza di ogni discussione relativa alle future politiche sanitarie.

Rapporto Crea Sanità 2017: Aspettativa di vita a 65 anni Italia e Paesi europei

Rapporto Crea Sanità 2017: Aspettativa di vita a 65 anni in buona salute Italia e Paesi europei

Finanziamento e spesa sanitaria

Il risanamento finanziario che si è realizzato negli ultimi anni nel nostro paese, pur avendo determinato un miglioramento della situazione economico-finanziaria e una riduzione del rapporto tra disavanzo sanitario e relativo finanziamento effettivo della spesa sanitaria (dal 6,5% del 2006 allo 0,09% del 2016), ha però evidenziato un progressivo distacco del livello di finanziamento pubblico Italiano rispetto ai paesi dell’Europa occidentale (EU-14) e un progressivo avvicinamento paesi dell’Europa dell’est (EU-OR).

Pur rimanendo la fonte principale di finanziamento, come in tutti i paesi Europei, la quota a carico delle finanze pubbliche, in Italia pari al 75,0%, risulta ormai più vicina a valori osservati nei paesi dell’Europa Orientale (72,3%) rispetto a quelli dell’Europa occidentale (78,8%).

I dati pubblicati dal C.R.E.A. Sanità rilevano inoltre, come già evidenziato nelle precedenti edizioni del rapporto, che più in generale, l’Italia sembra spendere pochissimo per la sanità rispetto all’EU-14. La spesa sanitaria in Italia è, infatti, di gran lunga inferiore (tra il 25,3% e il 31,2% più bassa) rispetto al valore medio calcolato per i paesi EU-14 e sempre più in avvicinamento, anche in questo caso, ai valori al livello dei paesi EU-OR

Rapporto Crea Sanità 2017: Finanziamento pubblico spesa sanitaria Italia e Paesi europei

La spesa privata

Conseguentemente all’arretramento della copertura da parte del sistema sanitario pubblico, si assiste ad una crescita della quota di spesa sanitaria privata, che ha raggiunto, nel 2016, il 25% dell’ammontare totale di spesa. Nel 2016 la spesa sanitaria privata è stata di 36,2 miliardi di €, quasi tutta pagata di tasca propria dai cittadini (out of pocket 92,6%) e solo il 7,4% intermediata, con una preferenza per le polizze collettive rispetto a quelle individuali (6,1% contro 1,3%).

 È in aumento il numero di famiglie che hanno fatto ricorso alla spesa out of pocket (77,5% nel 2016 rispetto al 58,0% del 2013), ma, spiega il rapporto CREA, questo dato non può essere generalizzato, infatti circa il 17,7% delle famiglie (4,4 milioni) ha limitato le proprie spese sanitarie per motivi economici e circa 1,13 milioni di famiglie vi ha rinunciato del tutto. Tale disagio economico è sperimentato soprattutto dalle famiglie residenti al sud (8,4%) rispetto al centro (4,8%) e al nord (4,4%). Anche i dati sul ricorso alla spesa intermediata sembrano evidenziare delle considerevoli differenze a seconda delle differenti zone di residenza, 7,1% al nord, 12,1% al centro e 4,0% al sul e nelle isole.

Rapporto Crea Sanità 2017: disagio economico Italia

La spesa farmaceutica

A conferma di quanto emerso nella precedente indagine del C.R.E.A. Sanità, è venuto a mancare l’equilibrio che aveva garantito la compensazione tra gli incrementi della spesa ospedaliera e la riduzione di quella territoriale, determinando la fine dell’andamento costante che aveva caratterizzato la spesa farmaceutica negli anni precedenti.

La spesa pro-capite per farmaci nel 2016 è risultata pari a 470,5€, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2015.

A differenza della spesa farmaceutica pubblica, che cresce oltre i tetti previsti, quella privata ha registrato nell’ultimo anno una riduzione del 2,3%.

Tale spesa privata si compone soprattutto di farmaci di classe C (36,8%), seguiti dai farmaci per automedicazione (28,4%), compartecipazioni (18,8%) e farmaci di classe A acquistati direttamente dai cittadini (16%).

 

Leggi l'indagine completa

 

 

Maria Dilorenzo
Mefop

In Mefop dal 2011. Laureata con lode in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari. Si occupa di analisi statistica, economica e finanziaria ed è co-responsabile della gestione di Previ|DATA.